In questo programma è prevista una crescita dell’organico che comporta una crescita sonora: Bach è eseguito da un quartetto, Mozart e Mendelssohn dall’ottetto (Ottetto Paganini). Tra gli ultimi due brani è presente però una differenza che cambia in maniera sostanziosa la massa sonora. Mentre in Mozart sono presenti quattro parti (ognuna raddoppiata), in Mendelssohn ci sono otto diverse parti, di difficoltà e approccio solistico.
Questa scelta di ampliamento dell’organico durante il percorso musicale di questo programma è fatta per dare importanza alla crescita sonora che avviene tra la musica del periodo Barocco e quella del Romanticismo. L’ottetto Paganini nasce dal desiderio del direttore dell’omonima orchestra, il maestro Vittorio Marchese, di suonare assieme a giovani musicisti che sono suoi allievi e che egli stesso ha aiutato a crescere, rendendoli a tutti gli effetti dei professionisti. Per coinvolgere più allievi possibili e per dare a tutti la possibilità di stare accanto al proprio maestro, i componenti dell’ottetto variano tra un movimento e l’altro. In questo modo ci si rende conto che i giovani musicisti presenti sono tutti interscambiabili in quanto hanno tutti una propria personalità che emerge e non è indifferente né per il gruppo, né per il suono che si crea, né per il pubblico, che vive così un concerto in movimento.
J. S. Bach
Primo contrappunto dell’Arte della Fuga
W. A. Mozart
Adagio e Fuga in do maggiore Kv 546
F. Mendelssohn Bartholdy
Ottetto in mi bemolle maggiore per archi Op. 20
Allegro ben moderato, ma con fuoco Andante Scherzo. Allegro leggerissimo Presto
Il filo conduttore del programma è “la fuga”, intesa come la forma musicale in cui la capacità del compositore si divide tra tecnica matematica e creatività artistica. Nel programma “Geni in fuga” si può assistere, infatti, all’approccio alla fuga di tre grandi rappresentanti di altrettanti periodi storici. Johann Sebastian Bach nel Barocco, Wolfgang Amadeus Mozart nel Classicismo e Felix Mendelssohn nel pieno Romanticismo. Tre compositori, ma soprattutto tre geni.
Bach, il maestro della fuga, tra le centinaia di queste composizioni dedicate ad ogni strumento, scrive “L’arte della fuga”, diciannove contrappunti tutti scaturiti dallo stesso tema. Un’opera monumentale che non riuscì a terminare prima della morte. Viene eseguito in questo caso il primo contrappunto, un momento quasi ascetico, nel quale l’essenza perfetta della forma è visibile come controluce. Mozart e Mendelssohn sono accomunati per essere stati i due talenti più precoci della storia della musica.
Del primo è nota la storia tumultuosa, mentre troppo spesso si ignora che Mendelssohn già a dodici anni iniziasse a scrivere le sue prime sinfonie e che a sedici, l’età in cui compose l’ottetto op. 20, già gestisse una stagione concertistica (Mozart scrisse invece Adagio e Fuga Kv 546 a trentadue anni, quindi quasi al termine della sua vita). Il quarto movimento dell’ottetto è basato sulla riproposizione fugata di un tema gestito su quattro voci e conclude un programma che ci accompagna nell’esplorazione di un percorso sonoro che in meno di ottant’anni porta la musica dalle eleganti sonorità settecentesche alle poderose masse sonore del Romanticismo più maturo.